martedì 8 settembre 2009

Una nuova sobrietà per abitare la terra

Intervento dei Vescovi dell’Abruzzo e del Molise

“Una nuova sobrietà per abitare la terra”. È questo il tema scelto dai Vescovi Italiani per la III Giornata per la Salvaguardia del Creato che la Chiesa celebrerà il 1 settembre. Un appuntamento che «intende essere un’occasione – si legge nel messaggio per la Giornata – per riflettere sulla vocazione della famiglia umana, in quella casa comune che è la Terra».
Una terra però sempre più minacciata da uno sviluppo che di fatto non tiene conto del “peso” che ha sull’ambiente in cui viviamo. Anche il Papa Benedetto XVI, con sempre più frequenza, sta sottolineando la necessità di considerare il Creato come un dono da custodire con cura. Per esempio parlando ai giovani, convocati nel mese di luglio a Sidney per la GMG, il Papa ha insistito più volte sull’importanza di «riscoprire nella Creazione la faccia del Creatore, riscoprire la nostra responsabilità davanti al Creatore per la sua Creazione che Egli ha affidata a noi».
Anche nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa troviamo tra i principi base che: «La tutela dell’ambiente costituisce una sfida per l’umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo, destinato a tutti» (n. 466).
Come pastori della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana sentiamo di non poter restare indifferenti rispetto ai problemi che riguardano strettamente il fazzoletto di terra che ci è stato affidato. Negli ultimi anni infatti, il territorio locale è stato teatro di pericolose emergenze ambientali che mettono a grave rischio ecologico le nostre regioni, da sempre considerate un polmone verde. Le situazioni nazionali degli ultimi tempi hanno suscitato ancora di più nella nostra gente ansia ed incertezza per il futuro.
Ecco le preoccupazioni maggiori sulle quali ci sembrava importante intervenire.


1. Una prima minaccia che noi Vescovi avvertiamo grave per le nostre regioni riguarda la costruzione del cosiddetto Centro Oli di Ortona. Sentiamo il dovere di farci voce delle paure del popolo di Ortona e della zona frentana per la costruzione di un centro di raffineria per l’idrosolfurizzazione del petrolio. Si tratta infatti di una attività industriale considerata tra le più inquinanti e devastanti per le risorse naturali del territorio circostante, con conseguenze anche gravissime sulla salute degli abitanti. Le centrali già esistenti a Viggiano (PZ) e Falconara (AN), per esempio, e le desolazioni naturali conseguenti dimostrano l’urgenza di una valutazione più attenta. È a rischio una delle zone più belle della nostra costa, dove la produzione enogastronomia è a livelli di eccellenza. Si tratta per di più di tecnologie considerate da tanti studiosi ormai obsolete e che diversi paesi hanno già abbandonato. Non dovremmo forse cercare insieme di percorrere vie nuove nella ricerca di fonti di energia rinnovabili, alternative, legate al territorio, che ci aiuterebbero a liberarci dalla schiavitù del petrolio? Per le nostre regioni si tratta di una vera e propria sfida. «La programmazione dello sviluppo economico deve considerare attentamente la necessità di rispettare l’integrità e i ritmi della natura, poiché le risorse naturali sono limitate e alcune non sono rinnovabili» (CDS, n. 470)


2. Un’ulteriore preoccupazione di cui sentiamo il dovere di farci voce riguarda l’acqua. L’acqua in tutte le sue forme è un bene comune e l’accesso ad essa è un diritto fondamentale ed inalienabile. «In quanto dono di Dio, l’acqua è elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza e, pertanto, un diritto di tutti» (CDS, n. 484)… «L’acqua per sua stessa natura non può essere trattata come una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere razionale e solidale» (id., n. 485). Desta preoccupazione in questo senso la tendenza di questi ultimi tempi alla privatizzazione della gestione dell’acqua da parte dei comuni. A livello locale poi, quello che è emerso lo scorso anno con la scoperta, nelle vicinanze della cittadina di Bussi (PE), di una enorme discarica abusiva di rifiuti tossici proprio nei pressi della falda idrica da cui pesca l’acquedotto che fornisce acqua potabile a 450 mila persone, è veramente sconcertante. Com’è stato possibile scaricare mezzo milione di tonnellate di rifiuti tossici e inquinare il terreno, i fiumi, le falde idriche senza che nessuno si accorgesse di niente? Com’è stato possibile far arrivare acqua inquinata nelle case di un terzo della popolazione abruzzese, per anni, nonostante le tante autorità competenti sul territorio? Come Vescovi siamo allarmati del fatto che dal 2002 (anno dei primi campanelli di allarme) ci siano stati solo rimpalli di responsabilità e si è dovuti arrivare alla fine del 2007 per chiudere definitivamente i pozzi. Quanti e quali danni ai cittadini si potevano evitare?


3. Collegato a quanto appena detto sentiamo il dovere di sollevare e amplificare quei sussurri che vedrebbero le nostre regioni, nel giro di appena un anno, nella stessa situazione della Regione Campania per quanto riguarda l’emergenza rifiuti. È della Confindustria uno degli ultimi gridi di allarme, in una lettera scritta alcuni mesi fa al Presidente della Regione, infatti si evidenzia “la grave situazione” circa lo smaltimento dei rifiuti e la “massima preoccupazione” per la situazione che si sta determinando nelle nostre regioni in assenza di piani di intervento urgenti. Anche in questo ambito siamo chiamati a rivedere in fretta le nostre abitudini sia dal lato dei consumi, che da quello dell’attenzione allo smaltimento dei rifiuti, impegnandosi a fare e diffondere la raccolta differenziata. Desideriamo impegnarci perché le parrocchie diventino luoghi di educazione anche in questo senso. Come Vescovi d’Abruzzo e Molise siamo convinti che questi gravi problemi richiedono da parte di tutti un effettivo cambiamento di mentalità che induca, ad adottare stili di vita nuovi, ispirati alla sobrietà. Sarebbe anche auspicabile che le questioni ambientali che abbiamo toccato, siano affrontate con la consapevolezza di essere chiamati, anche nelle scelte che sembrano avere ricadute solo locali, ad un’autentica solidarietà a dimensione mondiale. Chiediamo trasparenza, chiarezza, legalità, corresponsabilità. «Laddove crescono relazioni armoniose e giuste – conclude il Papa nel suo discorso – anche la gestione delle risorse diventa un’occasione di progresso e orienta a un rapporto più rispettoso e armonioso con il creato». Con la volontà di proporre un uso sobrio delle risorse del pianeta anche in Abruzzo e Molise si organizzeranno in ogni diocesi iniziative atte a sensibilizzare credenti e non al rispetto e alla tutela del territorio: «Davvero il pianeta – continua il documento – è la casa che ci è donata, perché la abitiamo responsabilmente, custodendone la vivibilità anche per le prossime generazioni».
4. In questa luce appare particolarmente grave la situazione venutasi a creare nella regione Abruzzo con i procedimenti giudiziari che hanno coinvolto alcuni dei massimi responsabili del governo regionale. Esprimiamo fiducia nell’azione della magistratura. Non intendiamo criminalizzare nessuno. Sottolineiamo anzi come siano tanti gli amministratori onesti e fedeli ai vari livelli della cosa pubblica. Ci facciamo però voce del bisogno forte di moralità che si avverte nella vita sociale e politica, delle preoccupazioni per le ricadute degli eventi in atto, soprattutto sulla situazione dell’assistenza sanitaria, in specie ai più deboli, nonché sullo sviluppo economico della regione, con conseguenze drammatiche sul lavoro e la vita di tante famiglie. Invitiamo tutti ad una mobilitazione morale e spirituale per garantire alla regione un futuro sereno e costruttivo per tutti.

25 luglio 2008

I Vescovi della Conferenza Episcopale Abruzzese Molisana.

Al servizio del bene comune

Messaggio dei Vescovi della CEAM

I - La perenne attualità delle Beatitudini evangeliche.

Le Beatitudini si ripropongono con urgenza alla nostra coscienza. Tutti siamo chiamati a verificarci sulle parole di Gesù: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Evochiamo soltanto qualcuna delle beatitudini. La povertà, quella che incrociamo lungo le strade, ma anche come scelta di una vita più sobria e aperta alla condivisione, mai al di sopra delle proprie possibilità; la mitezza, che è il contrario di arroganza, orgoglio, voglia di predominio sugli altri; l’impegno per la pace, non solo a livello mondiale, ma anche familiare, comunitario, politico; la purezza, come trasparenza di vita, di comportamenti, di fedeltà a Dio e agli uomini; la misericordia, cioè il sentirsi tutti responsabili del bene altrui.

II - Il bene comune: una responsabilità che riguarda tutti.
Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo sviluppo, «con umiltà e mitezza, competenza e trasparenza, lealtà e rispetto verso gli avversari, preferendo il dialogo allo scontro, rispettando le esigenze del metodo democratico, sollecitando il consenso più largo possibile per l’attuazione di ciò che obiettivamente è un bene per tutti» (1). Questa convinzione, fondamentale per la vita di una società, attraversa oggi una crisi profonda perché si va diffondendo l’idea che prioritario sia il profitto privato da ricercare a tutti i costi, specie quando si assumono delle responsabilità politiche. Gli scandali, che vengono alla luce nel nostro Paese senza più distinzioni di localizzazioni geografiche o appartenenze politiche, contribuiscono a consolidare un’opinione pubblica non adeguatamente informata e abituata a generalizzare. Ne consegue il crescente distacco tra Paese reale e Paese legale e l’aumento del numero di coloro che prendono le distanze dalla partecipazione attiva alla vita democratica. Come Vescovi siamo già intervenuti alcuni mesi fa sulla questione morale nella vita politico-amministrativa. L’alta percentuale di astensione dal voto, nelle recenti consultazioni regionali in Abruzzo, è un dato molto preoccupante che, lo diciamo con sofferenza e chiarezza, non può essere giustificato dalla volontà di prendere distanze da comportamenti di singoli amministratori o politici. La prospettiva in cui dobbiamo vivere l’impegno per il bene comune ci viene suggerita dall’apostolo Paolo: l’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore (Romani 13,10). Egli in diverse occasioni affronta il problema dei rapporti del credente con l’autorità politica e richiama la responsabilità a collaborare nel rispetto reciproco e non avendo altro debito con alcuno, al di fuori della carità.

III - La politica come servizio, espressione della carità

In questo contesto intendiamo condividere la diffusa esigenza di un rinnovamento morale e generazionale della politica.
Non si tratta di prendere posizione a favore o contro l’uno o l’altro schieramento partitico o politico, quanto piuttosto di richiamare quei valori fondamentali e quelle norme di comportamento che ogni elettore si aspetta da colui in cui ha riposto la fiducia per l’amministrazione della cosa pubblica. La politica eticamente sostenuta richiede sempre più persone capaci di governare, cioè capaci di discernere in maniera lungimirante, valorizzando il positivo, intuendo il futuro, avendo uno sguardo d'insieme. Con questo messaggio, intendiamo così farci voce del bisogno di nuova moralità che si avverte nella vita sociale della nostra gente, e ribadiamo quanto già affermato in luglio circa «le preoccupazioni per le ricadute degli eventi in atto, soprattutto sulla situazione dell’assistenza sanitaria, in specie ai più deboli, nonché sullo sviluppo economico della regione, con conseguenze drammatiche sul lavoro e la vita di tante famiglie» (2). Con spirito di collaborazione ci rivolgiamo anche a quanti sono stati eletti, e perciò chiamati ad esercitare un preciso servizio a favore della comunità regionale, e a quanti si preparano a proporsi come amministratori pubblici nelle prossime elezioni europee e amministrative. Non intendiamo dare loro lezioni su ciò che dovranno fare, quanto piuttosto per incoraggiarli in questo momento non facile per la vita del Paese. Proponiamo alla loro riflessione un decalogo ispirato alla dottrina sociale della Chiesa. 1. Il potere è al servizio del bene comune e la politica è il più esigente esercizio di carità genuina verso le categorie più deboli: i poveri, gli umili, i piccoli. L’uso del pubblico potere e del pubblico denaro va sempre orientato per il bene comune e non per favorire affari personali e di gruppo o per creare clientele. La trasparenza riguardo i patrimoni personali potrà incoraggiare la fiducia degli elettori. 2. La politica attiva comporta una crescita di responsabilità e forme di democrazia ascendente che prevede luoghi permanenti e periodici di partecipazione: circoli, associazioni culturali, volontariato, società civile. La politica ha ancora il compito di garantire la partecipazione responsabile ai soggetti sociali, avendo di mira e privilegiando gli interessi delle persone e delle comunità intermedie. Nei confronti di queste essa si pone come sostegno e coordinamento nel rispetto del principio di sussidiarietà e di un sano pluralismo personalista e comunitario. 3. Il rispetto delle altrui posizioni favorisce il dialogo con amici e avversari; il rifiuto della rissa e dell’intolleranza sviluppa una sana competizione delle idee per risolvere i problemi, riducendo la conflittualità esasperata, incrementando la collaborazione con spirito costruttivo sui temi del bene comune. 4. Il requisito della coerenza ha conseguenze sui comportamenti nella vita pubblica. I mutamenti di schieramento, sempre possibili per motivi di coscienza, dovrebbero richiedere le dimissioni dall’incarico. La coscienza politica deve favorire e promuovere i valori della persona, quali la dignità, il diritto al lavoro, la giustizia, la promozione della cultura, la crescita della moralità civile, la custodia della famiglia, il rispetto della vita e la crescita della sua qualità, la non violenza, la libertà di pensiero, di azione e di religione. 5. Va ribadito il rifiuto e la denuncia di comportamenti immorali e disonesti, come la corruzione, la concussione, la menzogna, la calunnia, il clientelismo, l’associazione per delinquere, l’abuso e la truffa. A tal fine potrà essere di aiuto l’elaborazione di codici etici condivisi. 6. Occorre impegno per favorire la cultura della legalità, che rispetti e faccia rispettare le regole e le procedure democratiche. Gli eletti a cariche pubbliche avvertano il dovere di essere testimoni esemplari del rispetto delle leggi. 7. Gli amministratori abbiano una adeguata preparazione politica, giuridica, amministrativa, storica, economica e sociologica. A tal fine si incoraggino i luoghi e strumenti di formazione permanente. Gli incarichi di secondo livello vanno affidati a persone competenti, di provata moralità e testimoniata onestà professionale. 8. La selezione della classe dirigente amministrativa premi il merito, la competenza e rifugga dall’affidarsi a simpatie, legami personali o familiari, ripicche, vendette. 9. L’impegno politico amministrativo richiede un limite di mandato e periodi di tempo determinato, con fasi opportune di astensione tra incarichi dello stesso tipo. 10. L’attenzione ai problemi specifici del territorio in cui si opera va coordinata e misurata sulla base del principio di sussidiarietà con una visione aggiornata alle soluzioni nazionali e internazionali. La presenza assidua negli organismi amministrativi e di governo va apprezzata come va condannata ogni prassi di assenteismo. Quanto detto rimanda all’appello della coscienza morale rettamente formata. Ciascuno si sforzi di agire sempre in obbedienza alla Verità, alla Giustizia, al Bene. Come credenti, ricordiamo l’urgenza di misurarsi costantemente sul giudizio di Dio. A questo criterio intendiamo ispirare le nostre scelte personali come quelle delle chiese che ci sono affidate.

Chieti 25 Febbraio 2009
Arcivescovi e Vescovi della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana

1. Nota Pastorale “Con il dono della carità dentro la storia. La chiesa in Italia dopo il convegno di Palermo”, 1996, n. 33
2. Una nuova sobrietà per abitare, n. 4


Il bene comune per un'etica della politica e dell'ambiente

Il desiderio di approfondire i documenti della CEAM, è sorto all’interno della Consulta Regionale delle Aggregazioni Laicali in considerazione dell’attualità e della rilevanza di temi come l’ambiente e la politica trattati dai vescovi CEAM. Questo desiderio è stato subito tradotto in realtà dai nostri pastori che hanno reso possibile una circostanza estremamente significativa nella quale le aggregazioni ecclesiali si ritrovano per riflettere ed elaborare proposte e prospettive di impegno in un settore così delicato e decisivo insieme per la vita della Chiesa e della società tutta.
Il convegno dal titolo “Il bene comune per un'etica della politica e dell'ambiente” intende approfondire i temi dei documenti “Al servizio del bene comune” e “Una nuova sobrietà per abitare la terra”, andando in un certo senso al cuore del problema, per mettere a fuoco le sempre più evidenti difficoltà, sia della politica nella cura del bene comune, che spesso viene solo evocato ma poco praticato se non sostanzialmente disatteso nella realtà quotidiana delle scelte politiche a tutti i livelli, sia della questione ambientale, che deve trovare nuovi e diversi spazi per essere affrontata compiutamente. La questione ambientale, infatti, è prima di tutto questione morale, che tocca l’intimo della persona e la società tutta. Limitarsi ad un’ecologia, dove l’essere umano è uno “spettatore esterno” o nel peggiore dei casi uno “scomodo parassita”, ci priva della bellezza della scoperta della responsabilità che abbiamo rispetto al Creato.

Riconosciamo che sono tante le preoccupazioni e le urgenze che stanno a cuore ai cittadini e alle nostre comunità cristiane e che vorremmo trovassero eco in questo convegno, occasione unica per mettere insieme le nostre risorse, potenziare capacità progettuali e operative, superare distanze e barriere per fare unità.

Domenica 8 novembre
Programma:
ore 16,00 Arrivo alla sala dei 12 Apostoli Chieti Scalo
ore 16,15 Preghiera di inizio
ore 16,30 Presentazione convegno
ore 16,40 Mons. Seccia Vescovo di Teramo
Mons. Valentinetti Vescovo di Pescara,
Mons. Bregantini Vescovo di Campobasso-Bojano.
Ore 19,30 conclusioni Mons. Spina